La fisica non è «roba da uomini»
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Le donne non sono molto portate per le materie tecniche o per la matematica. Sembrerebbe questa la conclusione alla quale si giunge analizzando i corsi di studio scelti dalle giovani donne: stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), nelle università svizzere mediamente solo il 32% di chi segue studi tecnici come la fisica di sesso femminile, mentre circa il 74% delle ragazze opta per materie umanistiche e sociali. Come si spiega questo squilibrio? Secondo la ricerca sul cervello, ci sembrerebbe dovuto a una combinazione di fattori biologici e culturali.
Il potere della socializzazione
L’unica differenza puramente anatomica tra il cervello maschile e quello femminile sta nelle dimensioni: il cervello degli uomini in media dell’ 11% più grande di quello delle donne. Questa differenza influenza il modo in cui il cervello crea interconnessioni, nel senso che i cervelli più voluminosi hanno pi connessioni neurali tra i due emisferi, mentre i cervelli più piccoli tendono a connettersi in misura maggiore all’interno dei singoli emisferi. Al momento non sappiamo ancora in che misura questa differenza sia responsabile delle differenze cognitive tra i generi.
Numerosi risultati emersi dalla ricerca suggeriscono, o alcuni lo dimostrano, che vi sono differenze innate nel modo di pensare degli uomini e delle donne. Le capacità cognitive, però , variano molto anche tra le persone dello stesso genere, e confrontando le capacità cognitive degli uomini con quelle delle donne ne emerge un quadro molto variegato di differenze.
In molti campi non è ancora stato chiarito se il cervello degli uomini e quello delle donne siano fondamentalmente diversi. Il motivo è, tra l’altro, riconducibile al fatto che ad avere un influsso sul cervello non sono unicamente i fattori biologici, ma anche quelli ambientali, come le aspettative culturali, l’educazione e le esperienze, senza dimenticare i modelli culturali e sociali di identità maschile e femminile, altrimenti detti di genere.
Un esempio dell’interazione tra biologia e genere è il diffusissimo stereotipo secondo il quale le donne sarebbero esseri sociali, mentre gli uomini sarebbero egoisti. Stereotipi come questo hanno spiegazioni sia biologiche che culturali: il comportamento sociale attiva nelle donne è il sistema di ricompensa nel cervello in misura maggiore dell’egoismo, mentre negli uomini succede esattamente il contrario.
In molte culture ci si aspetta che le donne siano sociali e che gli uomini cerchino piuttosto di affermarsi e i modelli di comportamento giusti vengono confermati con lodi e apprezzamenti. Poichè il nostro cervello è molto adattabile, è possibile che tali aspettative culturali ne modifichino la struttura.
Le lezioni di fisica non appassionano le ragazze
In ambito scientifico si concordi sul fatto che non vi siano differenze d’intelligenza tra i sessi. Tuttavia, come ha affermato in occasione della settimana del cervello 2020 Elsbeth Stern, ricercatrice nel campo dell’apprendimento presso il politecnico di Zurigo, si presume che una combinazione di fattori biologici e sociali possano creare differenze durante i processi di apprendimento. Uno studio condotto dalla ZHAW, la Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo, su un gruppo di studenti di architettura fa per esempio supporre che le competenze visuo-spaziali siano migliori negli uomini che nelle donne. Durante un test di percezione spaziale eseguito all’inizio degli studi, gli uomini hanno in effetti ottenuto risultati migliori rispetto alle donne, che hanno viceversa conseguito risultati migliori in un nel test di intelligenza generale.
Secondo Elsbeth Stern il modo in cui vengono impartite le lezioni – specialmente quelle di matematica e delle materie scientifiche – è cruciale per acquisire competenze e per poi scegliere la propria professione. In uno studio del 2016, Stern ha analizzato con Sarah Hofer il rendimento delle studentesse liceali svizzere nelle lezioni di fisica. Molte di loro presentavano uno squilibrio tra il potenziale intellettuale e i voti ottenuti in fisica, accompagnato da un disinteresse per la materia e da una bassa autostima. Sulla base di questi dati le ricercatrici sono giunte alla conclusione che, per appassionare maggiormente le ragazze, le materie come la fisica andrebbero insegnate in maniera pi comprensibile, iniziando sin dalle elementari.
Il potere dell’autostima
Lo studio di Ilan Dar-Nimrod e Steven Heine, pubblicato nel 2006, dimostra che l’autostima può essere decisiva ai fini del rendimento scolastico. Dopo aver fatto leggere a due gruppi di studentesse due diversi studi scientifici inventati di sana pianta, i ricercatori hanno sottoposto le studentesse a un test di matematica. Il primo studio giungeva alla conclusione che le donne e gli uomini hanno una predisposizione simile per la matematica, mentre il secondo riferiva di una presunta migliore predisposizione degli uomini per questa materia. Il risultato? Le studentesse che avevano letto il secondo studio hanno conseguito i risultati peggiori.
L’autostima e le aspettative sociali sono quindi fondamentali. Le fisiche come Mary Katharine Gaillard, ricercatrice al Cern raffigurata nella fotografia di copertina, sono pertanto dei modelli di genere insostituibili, ma purtroppo vengono mostrate troppo di rado.