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Per elaborare il lutto dopo la perdita di una persona amata ci possono volere da pochi mesi a molti anni. Le neuroscienze hanno accertato che in seguito a un lutto le connessioni neurali subiscono una ristrutturazione completa. La perdita di una persona cara viene percepita come l’assenza di una parte determinante di sé, pertanto il lutto non è solo un processo di apprendimento emotivo, ma anche neuronale. Ma questo evento cosa scatena esattamente nel cervello?
Il nostro cervello crea un legame
La ricercatrice statunitense Mary-Frances O’Connor è riuscita a dimostrare che se una persona ci è molto cara, nel nostro cervello si crea una connessione tra le cellule nervose che rispecchia il legame che abbiamo con quella persona. Il cervello integra fisicamente una persona cara, facendo sì che l’immagine che abbiamo di noi stessi e quella dell’altra persona si uniscano formando un’unità funzionante.
Ma non è tutto: il nostro cervello crea dei modelli e sviluppa degli schemi strettamente legati alle aspettative perché è predisposto a fare previsioni su noi stessi e sul mondo. Se, per esempio, tutti i giorni ci svegliamo accanto al nostro o alla nostra partner, ci aspettiamo che succeda anche il giorno successivo. Questa previsione rientra nella normalità, e rivedersi dopo essersi lasciati anche solo per poche ore stimola il rilascio di ormoni come l’ossitocina e la dopamina, sostanze che aiutano a ridurre lo stress e a creare uno stato di benessere.
La morte del o della partner pone fine a questa aspettativa automatica e mette il cervello di fronte a una sfida. Questo «errore» di previsione provoca reazioni emotive di stress, e rientra nel processo di elaborazione del lutto.
Dopo una perdita inizia un processo di apprendimento
A questo punto il cervello è costretto a risolvere la contraddizione risultante dalla perdita della persona amata: da un lato ricordiamo momenti concreti, per esempio il funerale di questa persona, e siamo consci che non la vedremo più; dall’altro, questa persona era diventata fisicamente parte di noi e non è possibile rompere questo legame da un giorno all’altro. E così il nostro cervello continua a fare le stesse previsioni, ma gradualmente dovrà modificare le sue aspettative sul fatto che il o la partner torneranno e rassegnarsi che non li rivedremo più.
Questo è un processo di apprendimento che richiede una presa di coscienza costante con la nuova realtà. Sperimentare ripetutamente l’assenza della persona amata aiuta il cervello a modificare le aspettative e a creare nuove connessioni neurali.